Tra silenzio, natura selvatica e resti preistorici, l’isola più antica delle Eolie accoglie i naviganti con acque cristalline e paesaggi mozzafiato
Amare il mare significa essere capaci di apprezzare anche il silenzio e, perché no, la solitudine. Condizioni, queste, che chi approda a Filicudi potrà certamente sperimentare. Parliamo della seconda isola più occidentale dell’arcipelago delle Eolie, probabilmente la più antica, quella che con Alicudi viene considerata la più selvaggia e meno vittima di turismo e mondanità. E, per quanto non si possa negare un certo afflusso di visitatori nella stagione estiva, va detto che questi sono comunque un po’ speciali, rispettosi delle regole non scritte di un luogo unico e inviolabile.
Una strada, poche case e tante mulattiere
Silenzio e solitudine, si diceva, ma anche capacità di vivere quasi senza negozi, con una sola strada asfaltata e molte mulattiere, con un bar ristorante che fa anche da discoteca per abitanti e turisti e notti rischiarate dalla sola luce della luna. Qui l’elettricità esiste, anche se ha meno di quarant’anni (è arrivata solo nel 1986), ma non ha compromesso la magia di un ambiente naturale dove più che di paesi si parla di gruppi di case, centri abitati collegati da quell’unica strada che prendono il nome di Filicudi Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a mare, Canale e Rocca di Ciavoli.
Tutto il resto è pietra e macchia mediterranea, dove le piante di cappero con i loro boccioli costituiscono insieme ai fichi uno dei principali prodotti locali. Il fatto poi che il turismo rappresenti la principale voce dell’economia non deve certo allarmare. Navi, traghetti e aliscafi che approdano al porto non compromettono l’atmosfera sospesa che regna abitualmente, quasi che appena messo piede qui si venisse automaticamente risucchiati dalla magia dell’isola.
Tre vulcani inattivi e un promontorio
Giungere a Filicudi in barca a vela significa sperimentarne il fascino all’ennesima potenza. Va detto che arrivarci non è semplicissimo, sia per la sua distanza dalla costa siciliana, sia per la presenza di scogli e le relative difficoltà di ancoraggio, ma in condizioni meteo ottimali e nel rispetto delle indicazioni del portolano l’isola rappresenta un’esperienza assolutamente da non perdere.
Formata da tre vulcani inattivi, Monte Fossa delle Felci (774 m), Monte Montagnola (349 m) e Monte Terrione (278 m), Filicudi si caratterizza anche per un altro rilievo a sud-est, Capo Graziano, sulla cui Montagnola alta 174 metri sorge l’antico Villaggio preistorico risalente all’età del Bronzo Medio (cioè tra il 1.600 a.C. e il 1.300 a.C.).
Il promontorio è collegato da un istmo pianeggiante che da lontano lo fa apparire come un’isola a sé stante. Chi vi si avvicina in barca dovrà qui prestare particolare attenzione dato che una secca di 2,5 metri rende pericolosa la navigazione in corrispondenza dell’estremità montagnosa, soprattutto in caso di mare agitato. Per il resto, i fondali intorno all’isola sono perlopiù profondi, fatta eccezione della parte nord e nord-occidentale, dove è consigliabile navigare a debita distanza dalla costa per la presenza di scogli. Dal versante nord-orientale, invece, potremo andare tranquilli passando tra la Canna di Filicudi, conosciuta per i suoi scoglietti e per i suoi fondali meravigliosi che non superano i 17 m di profondità.
Dove buttare l’ancora e che cosa visitare
Per l’ancoraggio, va detto che il molo del vecchio porto di Filicudi Porto, posto in una baia del basso istmo che collega l’isola con Capo Graziano, è riservato esclusivamente all’ormeggio di aliscafi di linea, ma che ci sono anche alcuni attracchi e boe con servizio gommone o ancoraggi alla profondità di 15 metri, con fondale di buona tenuta. Si tratta qui di prestare solo attenzione ai cavi sottomarini e alle condizioni meteorologiche perché è un punto molto esposto ai venti. Scesi a terra, potremo visitare il principale villaggio dell’isola, con case semplici e un’atmosfera senza tempo nonostante la presenza di servizi di base per la ristorazione e di un bancomat.
Il secondo centro più popoloso (si fa per dire) dell’isola è Pecorini a Mare. Si tratta in realtà di un minuscolo borgo posto tra mare e montagna, con un porticciolo che d’estate si riempie di barche. Sulla sua bella spiaggia si affacciano un ristorante e piccole attività commerciali, oltre a un centro nautico che noleggia scooter e attrezzature subacquee per apprezzare al meglio la magnificenza dei fondali. Buon punto d’attracco per i diportisti, offre un pontile lungo 45 metri e largo 10 metri, con fondale in testata di 8 metri.
Circumnavigando l’isola tra grotte e scogli
Passando agli ormeggi diurni, chi cerca un luogo solitario sarà felice di approdare a Filo di Lorani. Non troppo lontano da Pecorini a Mare, presenta una bella spiaggia appartata di ciottoli bagnati da acque cristalline, con un sentiero che attraversa un interessante sito archeologico.
Dal fondale profondo e pieno di scogli che rende impossibile l’ancoraggio ma raggiungibile a nuoto o con piccole imbarcazioni è poi la Grotta del Bue Marino o Grotta della Foca Monaca. Giustamente famosa, con i suoi 20 metri di altezza e 30 di larghezza è la più grande e bella grotta di Filicudi. Profonda 20 metri, presenta sul fondo una piccola spiaggia di ciottoli da raggiungere nuotando tra le luci cangianti di un paradiso un tempo rifugio della foca monaca.
Proseguendo la navigazione diurna potremo raggiungere poi La Canna. Ancorando nelle sue acque chiare e trasparenti ammireremo il fascinoso Faraglione La Canna, che sorge in mezzo al mare con i suoi spettacolari di 74 metri. Per finire, un altro sito da non perdere navigando intorno all’isola sarà nuovamente una roccia. Vicino alla costa, nella parte nord occidentale di Filicudi, incapperemo infatti in un isolotto, uno scoglio basaltico che si innalza dall’acqua assumendo una forma ambigua. Risultato di una eruzione vulcanica, della quale è rimasta soltanto la colonna lavica centrale, ha una forma tozza a metà strada tra quella di una torre antica e quella, più pittoresca, di un elefante. Non a caso, in siciliano è noto con il nome di Scoglio Giafante.