Istruzioni per l’uso del bagno in barca. Dal lavandino al WC, i consigli per non farci cogliere impreparati

Diciamolo subito. L’uso del bagno in barca non è tra gli argomenti più edificanti. Ma, come si dice dei lavori sporchi, qualcuno dovrà pur farli… Scherzi a parte, qui non si tratta comunque di affrontare discorsi imbarazzanti, quanto di richiamare l’attenzione su alcune questioni riguardanti sia il nostro benessere in barca sia la buona convivenza con i compagni di navigazione, il rispetto per l’imbarcazione e, fondamentale, quello per il mare, senza il quale non saremmo qui a parlare. Come tutti sanno, compresi quelli che salgono per la prima volta su una barca, i servizi igienici qui saranno necessariamente molto ristretti, offrendo pochissimo margine di movimento. Se ai più esperti, di navigazione ma anche di campeggi e viaggi in camper, la cosa apparirà scontata e forse neppure problematica, a chi è alle prime armi potrà forse un po’ spaventare. Al punto che c’è chi si ripromette di utilizzare questo minuscolo locale il meno possibile, contando sulle soste a terra e sui comunque più confortevoli bagni dei porti. E, garantito, c’è perfino chi riesce a tener fede a questo proposito. Rovinandosi però la vacanza. Per tutti gli altri, vale la pena prendere dimestichezza con i servizi a bordo, con la garanzia che in breve tempo risulterà automatico seguire quegli accorgimenti indicati dallo skipper alla partenza e da questo stesso articolo.

Un lavandino formato mignon

Grande o piccola che sia la barca, singolo o multipli che siano i suoi bagni, questi avranno gli spazi, diciamo così, ottimizzati. In questo ambiente necessariamente compatto troveremo un piccolo lavandino e un altrettanto piccolo WC. Inizieremo col parlare del primo. Per quanto più minuto rispetto a quello di casa, il lavandino della barca non ne differisce troppo nell’aspetto e nel funzionamento. L’acqua esce da un rubinetto e per aprirla e chiuderla, nonché (colpo di scena!) per regolarne la temperatura, troveremo un miscelatore. Dato che l’acqua dolce che utilizziamo proviene da serbatoi giocoforza non immensi, sarà buona norma evitare di aprire il miscelatore al massimo così come lasciarla scorrere inutilmente, come capita quando ci stiamo lavando i denti. A questo riguardo, sarebbe anzi molto più sensato risolvere il tutto utilizzando un semplice bicchiere d’acqua, riempiendone poi un secondo per il risciacquo.

Le gioie del doccino e della doccia

Sempre il rubinetto può essere estratto, usando il doccino per il bidet o per farsi una vera e propria doccia nel caso la barca non ne abbia una a sé stante. Quest’ultima opzione è perlopiù sfruttata nel caso si navighi in inverno, dato che di base la doccia in barca è più piacevole e sensato farla all’aperto, sulla plancetta di poppa. Basterà insaponarci una volta risaliti dall’ultimo bagno, ancora umidi, quindi tuffarci in mare per lavare via la schiuma e infine sciacquarci velocemente con la doccetta esterna, usando solo in questo caso le risorse di acqua dolce.

Occhio all’acqua e al sapone

Qualunque sia la tecnica usata, sia che ci si lavi in bagno, sia che si faccia la doccia all’aperto, il sapone usato finirà in mare. Per questo motivo, oltre a limitare l’uso dell’acqua dolce, dovremo ridurre al minimo indispensabile anche l’impiego dei detergenti. Posto che non ne esistono di totalmente non impattanti sull’ambiente, dovremo comunque orientarci su quelli dal più alto livello di biodegradabilità, preferendo sempre il sapone ai comuni bagnoschiuma e lo shampoo solido a quello liquido. Nel caso ci si lavi in bagno, per eliminare l’acqua che si sarà accumulata sul pavimento basterà azionare il pulsante della pompa di sentina, quella cioè che svuota tutti gli accumuli di acqua sotto il livello del pavimento della barca. Per asciugarci, invece, asciugamano, vento e sole dovrebbero provvedere a tutto, compresa la messa in piega. Se navigate col freddo e proprio non potete farne a meno, ci sarebbe la possibilità di utilizzare appositi phon da viaggio da 12 volt o comunque di imboscarne uno piccolino nello zainetto e usarlo con relativa tranquillità nei porti.

Pompe, valvole e prese a mare: il WC nautico senza segreti

Detto del lavandino, dello shampoo e delle abluzioni varie è giunto il momento di parlare dell’argomento più ostico, ossia dell’uso del WC. Che la tazza sia molto piccola l’abbiamo già detto, quindi il consiglio che tutti fanno ai naviganti di sesso maschile è di rassegnarsi a utilizzarlo sempre da seduti, in modo evitare di sbagliare mira. Cosa peraltro più che probabile anche per gli inevitabili sbandamenti subiti in navigazione.

Per quanto riguarda il funzionamento in sé, questo è meno immediato rispetto a quello del lavandino. Anche se non troppo difficile da comprendere e da mettere in pratica. Visto che il suo impiego si basa sul carico e scarico e che l’acqua coinvolta in entrambe le fasi proviene dal mare, perché tutto fili liscio dovremo azionare una apposita pompa. Niente di trascendentale, per carità, ma magari le prime volte l’operazione può risultare poco intuitiva.Iniziamo col dire che il modello classico di WC marino, ossia quello con pompa manuale e con scarico diretto, è dotato di due prese a mare, ossia di due tubi: uno prende l’acqua e l’altro la scarica. Tali tubi sono governati da una stessa pompa, governata a sua volta da una valvola di carico e di scarico, ossia una levetta che può essere spostata a sinistra e a destra.
Per svuotare il water, dunque, anziché tirare lo sciacquone useremo una pompa a stantuffo, da azionare con riguardo, evitando di forzare la maniglia quando fa resistenza e controllando che sia orientata nella posizione aperta, in modo appunto da poter funzionare. Perché l’acqua entri nel water e lo ripulisca, è necessario che la levetta della valvola di carico sia posizionata sul simbolo, appunto, che indica l’acqua. Dopo avere usato la pompa per portare l’acqua nella tazza, porteremo la levetta sulla posizione chiusa e procederemo con un altro buon numero di pompate per scaricare il tutto.

Evitiamo di intasare i tubi!

Va ricordato che è sempre comunque meglio abbondare con i movimenti: da una parte non sprecheremo acqua, dato che usiamo quella marina, dall’altra limiteremo il rischio di intasare le tubazioni. Che sono di base piuttosto strette. A questo riguardo, va ricordato che nel WC dovrebbero solo i nostri bisogni. La carta igienica è tollerata solo in rari casi, e comunque in misura minima. Di base infatti andrebbe gettata in un apposito cestino, che andrà svuotato una volta raggiunto un porto. Una volta terminate le operazioni di carico, è fondamentale ricordarsi di riportare la levetta sulla posizione di scarico e qui lasciarla fino al prossimo utilizzo. Il bagno in barca va infatti lasciato con le aperture a mare chiuse, onde evitare che carichi acqua con le immaginabili, e disastrose, conseguenze.

Buon senso e buona educazione

Detto delle faccende tecniche, non farà male riportare infine l’attenzione su quelle di buon senso e buona educazione. A meno che non si stia viaggiando su una barca dotata di un impianto per le acque nere, e quindi di un serbatoio apposito, sulle imbarcazioni più comuni (almeno in Italia) gli scarichi finiscono direttamente in mare. Per questo motivo è essenziale non solo evitare di gettarci altro che lo stretto necessario, ma anche ricordarci di non usare il WC quando siamo in porto, né in rada o comunque in presenza di bagnanti o di altri diportisti. Se poi la costa non è troppo distante, il buon senso consiglia comunque di portare un po’ di pazienza e di evitare l’impiego del WC nautico, aspettando di raggiungerne uno terrestre.